sabato 10 aprile 2021

Corso Zero Barriere: progettazione inclusiva per le disabilità uditive e intellettive

Lo scorso 7 aprile 2021, all’interno del corso di specializzazione sulla Progettazione Accessibile per i tecnici della Pubblica Amministrazione e per i liberi professionisti, si è tenuta la lezione dedicata agli aspetti progettuali in relazione alle disabilità uditiva e intellettiva, rispettivamente tenuti dai rappresentanti di CLEBA, architetti Giovanni Barin e Nicoletta Wojciechowski.


Il corso, organizzato da CRABA, il Centro Regionale per l’Accessibilità e il Benessere Ambientale della Regione Lombardia, si articola in diverse lezioni che abbracciano le tante sfere legate all’accessibilità, all’inclusione e al benessere ambientale, per offrire ai progettisti un panorama il più possibile completo nella prospettiva biopsicosociale dell’ICF sia da una prospettiva metodologica e legislativa, sia nell’approfondire le tematiche delle possibili soluzioni progettuali vicine alle specifiche disabilità.


Proprio in quest’ultimo aspetto si inquadra il focus curato da Cleba Lodi. Nell’ambito della sordità e dell’ipoacusia è stato innanzitutto illustrato dall’architetto Barin il funzionamento dell’apparato uditivo, degli ausili uditivi riferiti alle protesi e agli impianti cocleari, sia dell’utilizzo della LIS, la Lingua dei Segni Italiana, chiarendo che la progettazione di luoghi e spazi inclusivi e privi di barriere sensoriali è tale solo se adeguata ai bisogni comunicativi a 360 gradi.

I criteri progettuali sono stati declinati con esempi di realizzazioni inclusive in Italia e all’estero. L’approccio del progetto alla disabilità uditiva rappresenta una sfera delicata dato che si manifesta come una disabilità invisibile i cui effetti sono troppo spesso interpretati erroneamente come generica incapacità della persona a rapportarsi con gli altri e, quindi, con esclusione dal contesto sociale ed erroneamente bollata con l’ormai abrogato, anche legislativamente, termine “sordomuto” (ricordiamo che dal 2006 va utilizzato il termine “sordo”, ad indicare che la capacità fonatoria dell’individuo è del tutto integra). Mentre è proprio il contesto che, se ben calibrato, è il primo passo per un’inclusione efficace con benefici per tutti, minimizzando gli effetti delle ipoacusie verso un rapporto paritetico. È stato approfondito l’aspetto tecnologico dei dispositivi utilizzabili sia come corollario degli ausili uditivi, sia ad integrazione sensoriale con la sfera percettivo-visiva. L’integrazione multisensoriale tanto più è importante in questa epoca di utilizzo delle mascherine respiratorie che hanno eliminato la preziosa possibilità di lettura diretta del labiale e che mascherano il suono, aumentando ulteriormente le difficoltà uditive.


Se le persone con disabilità uditiva in Italia sono nell’ordine di circa 60 mila persone (senza contare le ipoacusie lievi), nel trattare le disabilità intellettive si compie un passaggio di scala, passando ad esempio per i bambini da un rapporto di 1 su 1000 per la sordità, ad 1 caso su 100 per la sindrome autistica. Si tratta di numeri significativi che in Italia arrivano alla soglia di oltre 1 milione e mezzo di persone considerando lo spettro autistico, le altre sindromi di origine genetica quali la sindrome di Down, e le demenze senili. Nella necessariamente sintetica introduzione al tema data dall'architetto Wojciechowski si evince un salto nella complessità dell’approccio progettuale analitico, dato che nella denominazione “intellettive” vengono abbracciate casistiche assai differenti, con criteri progettuali che esplorano numerose dinamiche.


Si è parlato della possibilità di progettare consapevolmente ambienti sicuri, curati e flessibili nella percezione sensoriale di luce, suoni, colori e forme, in cui la presenza di spazi calmi e intimi sono in grado di creare luoghi protetti in cui trovare rifugio in alternanza ad ambienti frequentemente iperstimolanti. Spazi in cui l’apprendimento, la comunicazione interpersonale e l’orientamento vengono soddisfatti sia da elementi architettonici e altamente tecnologici attentamente progettati, sia da criteri di comunicazione visiva e linguaggi simbolici e iconici della Comunicazione Alternativa Aumentativa. Le casistiche dove applicare i concetti progettuali osservati non hanno limiti: dalle dimore private alle scuole, ai luoghi di cura, alle stazioni fino agli stessi veicoli di trasporto, ai parchi pubblici, ai musei e ai luoghi del turismo, alla stessa rete internet. Le soluzioni prospettate possono diventare l’ago della bilancia tra la possibilità di un’efficace convivenza sociale di tutti e la segregazione derivata dalla mancata applicazione di tali criteri.

Nel modulo del 7 aprile, come nel precedente del 31 marzo scorso sulle disabilità visive, è emerso ripetutamente il bisogno di considerare il quadro di insieme senza dimenticare che le disabilità possono essere plurime e solo a progetti fondati su tale consapevolezza potranno corrispondere soluzioni adeguate ai bisogni di tutti.

Il corso proseguirà il prossimo 14 aprile con il Terzo modulo il cui focus è dedicato alle persone con disabilità motoria, dal titolo emblematico: Dal rispetto della normativa alla pratica progettuale sostenibile socialmente: “il progetto è a norma ma lo spazio è discriminante/inutilizzabile: l’operazione è perfettamente riuscita ma …”









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